A tavola in tempi di Covid: come la pandemia ha cambiato le abitudini alimentari degli italiani
A partire dal primo lockdown dello scorso marzo gli italiani hanno mangiato meglio, sprecato meno e riscoperto una vena fornaia. Ma hanno anche comprato più prodotti confezionati e comfort food.
La pandemia da Covid ha interessato ogni aspetto della società e della cultura, e le abitudini alimentari degli italiani non fanno eccezione. Con nuove restrizioni alle porte, vale la pena soffermarsi su alcune delle tendenze più interessanti emerse durante i primi mesi di crisi.
Quando è stato imposto il primo lockdown, si sono verificati diversi eventi concomitanti: divieto di uscire se non per necessità, smartworking o stop al lavoro fuori casa. Questi fattori, abbinati alla chiusura di bar, ristoranti e pizzerie hanno portato all’aumento del tempo trascorso tra i fornelli. Molti italiani si sono cimentati per la prima volta nella preparazione di cibi casalinghi, di cui prima ci si riforniva esclusivamente all’esterno.
Dalla spesa per scorte al fai da te
Come racconta il Rapporto Coop 2020 nelle prime 3 settimane di lockdown, dal 24 febbraio al 15 marzo, a impennarsi sono stati gli alimenti scorta. Pasta, riso, conserve, olio, scatolame.
Ma una volta placata l’ansia iniziale, ecco che sono emersi i primi cambiamenti nelle abitudini. Gli italiani hanno cominciato a fare la pizza, alimento irrinunciabile, il pane, i dolci. Nelle prime 8 settimane di chiusura totale il consumo di lievito di birra è aumentato del 149%, quello della mozzarella da pizza del 109%, la farina ha registrato un + 152%.
Altro effetto di questa nuova passione, l’aumento del tempo dedicato a visualizzare blog e siti culinari su internet.
Le tendenze positive nella spesa degli italiani
Oltre a trasformarsi in pizzaioli gli italiani si sono ingegnati per avere a portata di mano tutto ciò che potesse essere utile al nuovo stile culinario. La cucina mediterranea è fatta anche di aromi, ed ecco che sono comparse le pianticelle con le erbe aromatiche sui davanzali.
Come è stato segnalato da Coldiretti gli italiani sono andati oltre la semplice piantina di basilico e quella di rosmarino. Dopo il primo mese di chiusura forzata, in molti hanno fatto di necessità virtù, creando il proprio orto sul terrazzo o in giardino. Tra le piante più coltivate: insalata e pomodori.
La riduzione degli sprechi e scelte a km 0
Come si legge nell’infografica un altro effetto positivo del lockdown è stato la riduzione degli sprechi. Trascorrendo più tempo in casa gli italiani utilizzano il cibo disponibile in modi diversi, diminuendo la quantità degli scarti destinati al cestino dell’umido.
A favorire la riduzione degli sprechi diverse concause:
- Una spesa più attenta e oculata
- Utilizzo degli avanzi, per i pasti successivi o per la preparazione di nuove pietanze
- Maggiore attenzione alla scadenza dei prodotti
Inoltre molti hanno cominciato a preferire il cibo locale, offerto dal proprio territorio, favorendo scelte a km zero.
Trascorrendo più tempo in casa gli italiani utilizzano il cibo disponibile in modi diversi, diminuendo la quantità degli scarti destinati al cestino dell’umido. Un po' come succede con i bonus dei casinò online: perché sprecare qualcosa che ci può permettere di risparmiare?
Abitudini più sane e meno sane
Il coronavirus ha giocoforza cambiato le abitudini degli italiani. Non potendo più uscire di casa per fare attività fisiche che non fossero passeggiate, corse o giri in bicicletta, gli italiani si sono rivolti a passatempi meno “mobili” e più “casalinghi”. Non a caso è aumentato il consumo di film e serie tv su piattaforme come Netflix e Prime Video, ma anche le ore passate a giocare a videogiochi e giochi online.
Molti dei nuovi passatempi cui ci ha costretto la permanenza forzata in casa si svolgono davanti allo schermo di una tv, di un computer o di un dispositivo portatile, e rischiano di farci diventare sedentari: del resto, giocare alle slot online non fa certo consumare molte calorie.
La vita a ritmo serrato per via degli impegni familiari e lavorativi ha avuto uno segnale di arresto in molte famiglie. La conseguenza diretta è stata l’adozione di uno stile di vita più sano. A partire dalla prima colazione, a cui molti italiani hanno cominciato a dedicare più tempo. In base al rapporto dell’osservatorio Doxa/Unionfood, nel corso della chiusura totale il 96% degli italiani ha fatto una prima colazione regolare.
Di contro è aumentato anche il consumo di snack e prodotti confezionati. Tra marzo e aprile 2020 sono cresciute le vendite di patatine, affettati, aperitivi, birra e cioccolato.
Di contro è aumentato anche il consumo di snack e prodotti confezionati. Tra marzo e aprile 2020 sono cresciute le vendite di patatine, affettati, aperitivi, birra e cioccolato. Attenzione, però, perché eccedere con questo tipo di alimentazione, soprattutto se è aumentata la sedentarietà, può rivelarsi per la nostra digestione una missione complicata quasi quanto vincere una mano di poker online.
Coronavirus: gli alimenti sono sicuri?
Molti italiani hanno anche preferito l’acquisto di prodotti confezionati, rispetto a quelli sfusi perché ritenuti più sicuri.
Ma il Covid-19 attecchisce al cibo? In realtà, il contagio attraverso gli alimenti è ritenuto improbabile e non sono segnalati casi di trasmissione di questo tipo. Fatta questa premessa, il rischio zero non esiste e dunque in cucina è meglio prendere le normali precauzioni igieniche e di sicurezza:
- Eliminare le confezioni esterne del cibo
- Pulire le superfici della cucina
- Lavare accuratamente ingredienti come frutta, verdura e ortaggi
- Separare cibi crudi e cibi cotti
Alimentazione: un’arma contro il virus
Per 6 italiani su 10, l’alimentazione ha un ruolo fondamentale nel rafforzamento delle proprie difese immunitarie. Questa convinzione ha portato a un incremento nell’uso di integratori alimentari, e all’utilizzo di cibi ricchi di determinate sostanze, in primis vitamine e anti ossidanti. Tra gli alimenti da non dimenticare nella propria dieta: lenticchie, cipolle, lattuga, finocchio, avena, olio di lino, ravanelli e cavoletti di Bruxelles.