Secondo quanto ci raccontano storici e scienziati, i giochi di fortuna hanno svolto un ruolo di primaria importanza praticamente sin dalle primissime aggregazioni. Quello che per noi oggi è un hobby, migliaia di anni fa era spesso parte integrante di cultura e religione. Perciò, senza indugio, tuffiamoci nelle origini del gambling, scoprendo in che modo il gioco si inseriva nelle diverse civiltà.
Il gambling nell’Antico Egitto e in Mesopotamia
Se parliamo di civiltà antiche, difficile andare molto oltre la Mesopotamia e l’Egitto. Secondo quanto sappiamo oggi, i primi uomini a decidere di abbandonare il nomadismo si sistemarono in Mesopotamia. Perciò, non sorprende che le prime evidenze del gaming siano state trovate in queste zone.
Non conosciamo molto degli artefatti legati al gioco ritrovati in Mesopotamia, ma si ritiene che l’utilizzo di molti prevedesse una buona dose di scommesse. Uno dei primi oggetti di gioco recuperati è l’astragalo a quattro lati. Originariamente ricavato dalle ossa degli animali, successivamente fu ricreato con vari materiali quali legna, metallo e pietra. L’astragalo è la versione più che primitiva del dado, prima che fosse creato quello a sei facce.
Anche gli Antichi Egizi utilizzavano ossa e dadi. All’inizio, però, servivano per comunicare con gli dei. Si credeva infatti che il risultato di un tiro di dado potesse rivelare le risposte riguardo a specifiche domande. Una scoperta del 2012 dimostra che veniva utilizzato anche un dado a 20 facce. Tuttavia, non sappiamo a che cosa servisse (probabilmente non per una sessione di Dungeons & Dragons).
Ovviamente, anche agli egiziani piaceva il lato intrattenimento del gaming, perciò col tempo iniziarono a usare i dadi in vari giochi, incluso il primissimo gioco da tavolo: Senet. Il suo nome si traduce con “il gioco del passaggio”, ma sulle regole ancora oggi gli storici non concordano. Sono però riusciti a ricostruire le regole del Royal Game of Ur, un gioco da tavolo trovato nelle Tombe Reali di Ur, Iraq, negli anni 20 del secolo scorso. Questo gioco è arrivato fino in Egitto, con il nome di Asseb, ma Senet è più vecchio di 900 anni.
Il gioco nella Cina antica
Storicamente, la Cina era (e lo è ancora) la capitale del gioco d’azzardo dell’Estremo Oriente. Anche se i giochi di fortuna sono stati proibiti a lungo, la Cina è sempre stata la Mecca per chiunque volesse piazzare un po’ di scommesse. In effetti, secondo molti storici le origini del gambling stesso affondano le loro radici nella Cina antica.
Il gioco d’azzardo esiste almeno dalla dinastia Xia (1900-1600 a.C.). Già da allora, molti dei regnanti del paese riconoscevano i rischi significativi connessi all’ossessione per il gioco. Perciò, i giochi di fortuna venivano usati sotto stretta sorveglianza, o addirittura banditi direttamente. Nonostante ciò, nella Cina antica il gioco è sempre rimasto uno dei passatempi preferiti dal popolo.
Alla fine il gioco d’azzardo è stato legalizzato, ma solo perché prometteva ingenti risorse al governo: c’era chi addirittura lo vedeva come un modo di incassare denaro dalla gente, ma senza aumentare le tasse.
Considerando quanto il gioco è radicato nella cultura cinese, non sorprende che molti dei giochi più famosi di oggi sono nati in Cina. Qualche esempio? Il blackjack (qui la nostra pagina sui migliori blackjack online), il poker, il keno e molti altri. Anzi, secondo tanti storici i cinesi sono gli inventori dei giochi di carte. Si crede che siano stati introdotti intorno al nono secolo d.C., durante la dinastia Tang. Sir William Henry Wilkinson, noto sinologo, credeva che le prime carte da gioco rappresentassero sia gli strumenti per giocare sia la posta in palio.
Sembra inoltre che la Cina antica abbia dato i natali ai primi giochi con le tessere, da cui si svilupparono passatempi come il domino moderno.
Il gioco d’azzardo nelle Americhe antiche
Se parliamo di gambling nelle Americhe, le informazioni sono davvero poche. Da quel che sappiamo, sembra che i giochi con i dadi fossero piuttosto in voga. Nel 2010, l’archeologa Barbara Voorhies scoprì quello che credeva fosse un antico tabellone utilizzato per qualche tipo di gioco coi dadi. Era formato da una serie di buchi, perforati sul pavimento, e datato circa 5.000 anni fa. Questa è la prova più antica dell’esistenza del gaming nelle Americhe.
Uno dei giochi più antichi delle Americhe è il Patolli. Per quanto riguarda design e gameplay, era molto simile al Ludo. Tuttavia si giocava solo in 2 e la posta in palio era molto più alta. Ciascun partecipante aveva 6 segnalini e, di solito, doveva scommettere un oggetto per ciascuno. Si potevano puntare cibi, pietre preziose e gioielli d’oro. Addirittura in alcuni casi c’era chi scommettava casa, famiglia e libertà personale.
Il gioco proseguiva finché non restava un solo vincitore: la partita terminava quando uno dei giocatori vinceva tutto ciò che era in possesso dell’avversario.
Le prime forme di gambling in Europa
Il gambling era in voga sia nell’Antica Roma sia nell’Antica Grecia. Uno dei giochi più famosi era il Par Impar, in teoria molto simile al nostro “pari o dispari”. Si giocava in due: uno doveva nascondere un piccolo oggetto nel pugno, di solito noci o ciottoli, mentre l’altro doveva indovinare se il numero fosse pari o dispari. La semplicità del gioco portava naturalmente a puntare piccole somme.
Gli antichi greci giocavano molto ai dadi, ma anche ad altri giochi di fortuna. In Grecia esistevano addirittura vari edifici dedicati al gioco. Tuttavia godevano di una pessima reputazione: giocare d’azzardo era ritenuto disdicevole, anche se i giochi basati sulla fortuna facevano addirittura parte della mitologia greca antica. Secondo le leggende, Zeus, Poseidone e Ade si divisero l’Universo tra loro giocando a dadi. Il meno fortunato fu Ade, che “vinse” gli Inferi perché i suoi fratelli ottennero un punteggio migliore.
Nell’Antica Roma, il gambling era proibito durante i giorni della Repubblica. Veniva permesso solo durante i Saturnalia, giorni in cui tutto avveniva al contrario. Per esempio, i padroni servivano la cena agli schiavi, la festa prendeva il sopravvento sulla routine e, per l’appunto, si poteva giocare d’azzardo.
Eppure, nonostante il proibizionismo, i romani giocavano comunque, e parecchio. E provavano pure a barare, tanto che spesso le dispute finivano in risse. Le truffe erano così comuni che a Pompei c’è un graffito con scritto “Sono così forte che vinco senza barare”. Sembra che il ban del gioco non fosse poi così rigido, visto che gli archeologi hanno trovato numeroe testimonianze simili a quella di Pompei. Addirittura, nell’insegna di un’antica taverna c’era scritto “all’interno buon cibo e gioco d’azzardo”.
Alcuni imperatori romani erano noti scommettitori. Augusto e Nerone amavano il gioco d’azzardo: il primo ammise di aver perso parecchio. Si dice anche che l’imperatore Commodo fosse ossessionato dal gioco, tanto da giocarsi il tesoro di Stato. Poi, nel tentativo di recuperare le perdite, trasformò il palazzo reale in un casinò.
FAQ
Siamo arrivati alla fine del nostro viaggio nelle origini del gambling. Abbiamo spaziato dalla Mesopotamia alle Americhe, passando per l’Europa. Un tragitto così lungo che è inevitabile perdersi qualcosa. E allora ecco a voi le domande più frequenti sulle origini del gioco d’azzardo.