Donald Trump e le nuove prospettive dell’industria del gambling
Nel suo primo mandato, Donald Trump aveva con sé tutta la lobby dei casinò terrestri, storicamente nemica del gioco online. Cosa succederà adesso, con la sua nuova presidenza? Molti scenari sono cambiati, il gioco vola negli USA e molte attenzioni si sono spostate sul sempre delicato rapporto con la Cina.![Donald Trump, fiches e carte](https://www.imiglioricasinoonline.net/wp-content/uploads/2025/02/giochi-online-scenari-con-trump.jpg)
Ha vinto Trump: cosa succederà al gaming USA?
Sappiamo tutti come sono andate a finire le Elezioni USA, con una sorta di replica di quanto accaduto otto anni prima e la strana sensazione che tutti conoscessero già il finale, seppure le previsioni dicessero inizialmente tutt’altro. Donald Trump è dunque di nuovo presidente, nonostante tutto, e le sue prime mosse erano in qualche modo prevedibili.
Si sapeva già che, in questo nuovo mandato da POTUS, le prime attenzioni sarebbero state su quanto promesso in campagna elettorale su temi caldissimi come immigrazione, sanità, ecologia, diritti civili, in cui si sta mettendo già in atto una sorta di inversione a U su quanto visto durante l’era Biden. Non sono ancora chiarissime le sue intenzioni sul gioco d’azzardo.
Nel suo primo mandato, Trump aveva con sé Sheldon Adelson e tutta la lobby dei casinò terrestri, storica nemica del gioco online. Nel frattempo, però, molte cose sono cambiate, sia nella geopolitica che nel gambling. Il gioco online è ormai tornato negli USA e porta tasse irrinunciabili per molti stati, dunque, difficilmente il presidente farà marcia indietro su questo.
La delicata questione tra Cina, Macao e i casinò
Dove invece l’attenzione rischia di diventare massima è sul versante dei casinò terrestri, intimamente legato al rapporto con la Cina. È già partita l’ampiamente annunciata guerra dei dazi, ma la partita a scacchi con Pechino ha un punto chiave nella delicatissima questione Macao.
L’ex colonia portoghese ha da tempo rubato a Las Vegas lo status di capitale mondiale del gioco d’azzardo, ma la Cina ha ormai intrapreso una linea dura nei confronti degli junkets, ovvero intermediari che sono cruciali per i volumi di gioco dei clienti più facoltosi dei casinò di Macao, in cui hanno investito pesantemente i gruppi americani Sands, Wynn e MGM.
La guerra della Cina al gioco potrebbe intaccare forti interessi statunitensi, proprio di quei gruppi che sono da sempre tra i maggiori sostenitori di Trump. A ciò si aggiunga che Pechino detiene circa 800 miliardi del debito pubblico USA, altra possibile arma di ricatto. Uno scenario alternativo possibile è quello di un’apertura del presidente a nuovi casinò negli Stati Uniti, ad esempio in Texas.