I giovani fanno più donazioni e son più generosi dei boomer, seppur più poveri

Federico Cremonesi

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Corresponding author.

federico.cremonesi@imiglioricasinoonline.net

Nato nel 1980 a Bologna, Federico Cremonesi è il fondatore di Imcoresearch e imiglioricasinoonline.net e ha conseguito la laurea in Scienze della Comunicazione presso l’Università di Bologna nel 2005.

La sua passione per i dati, la statistica e la ricerca lo ha spinto a ottenere un Master in Data Science and Business Analytics. Le pubblicazioni di Federico hanno contribuito al dibattito nel campo delle dell’analisi dei dati applicata a temi cruciali come l’evoluzione dei media digitali, l’impatto delle tecnologie e il ruolo del gioco d’azzardo online nella società.

Federico Cremonesi è riconosciuto come un’autorità nel settore del gioco d’azzardo online, con una profonda conoscenza di casinò online, siti di scommesse e slot online. La sua esperienza pluriennale nel settore lo ha portato a fondare il rinomato sito imiglioricasinoonline.net, una risorsa di riferimento in Italia per trovare informazioni affidabili sui siti di gioco legali.

Oltre alla sua attività di ricerca e al suo coinvolgimento nell’ambito del gioco d’azzardo, Federico è un consulente molto richiesto nel campo della comunicazione digitale applicata al gambling online. Ha collaborato con importanti organizzazioni per sviluppare strategie di business, dimostrando la sua abilità nel tradurre concetti complessi in soluzioni pratiche.

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Highlights

Abstract

L’ipotesi alla base di questi studi è che, con il passare del tempo, i giovani abbiano dimostrato, anche grazie a un quantitativo più sostanziale di donazioni digitali, una maggiore generosità rispetto agli anziani, i cosiddetti “boomer”. I “boomer”, però, sembrano donare cifre maggiori, seppur meno spesso, perché più attivi economicamente. I giovani, anche se precari, hanno, però, una tendenza all’ottimismo e una sensibilità che li porta a essere più caritatevoli grazie anche alle donazioni online che permettono un’alta velocità di esecuzione e maggiore consapevolezza sull’ente a cui si sta donando. In più, grazie alla beneficenza, i giovani imparano a sentirsi meglio, con il cuore buono e tanta endorfina da gestire.

Keywords

donazioni; anziani; boomer; giovani; ottimisti; poveri; donazioni digitali; sondaggio


Introduzione

Anche se l’inflazione è alta e l’ottimismo finanziario verso un futuro più roseo è basso, le donazioni restano presenti in tutte le fasce d’età, soprattutto per le cause che sono ritenute importanti. Questi studi, però, raccontano di una tendenza che sembra evidente e che è carica di significato: se, da una parte, abbiamo over 50 più stabili economicamente, dall’altra abbiamo giovani, con incarichi meno prestigiosi, ma con una generosità più evidente. Un sondaggio in particolare, condotto da Pollfish, su una possibile, e inaspettata, vincita di 5 milioni di euro alla lotteria, vede gli anziani meno generosi rispetto ai giovani su eventuali donazioni anche a parenti e amici. Per il resto, attraverso studi degli ultimi anni, capiremo quale sia la tendenza generale e se, effettivamente, i “boomer” sono più restii a condividere il proprio denaro per cause sociali o caritatevoli e quanto i giovani abbiano più voglia di donare attraverso i canali digitali anche facendo i volontari delle associazioni a cui sono interessati.

1. Sondaggio Pollfish, 2023

Il sondaggio, condotto da Pollfish nel 20231, ha coinvolto 1000 persone mettendole davanti a un quesito interessante: cosa fareste se vinceste inaspettatamente 5 milioni di euro alla lotteria? Le risposte sono state, ovviamente, le più disparate, con disparità, appunto evidente, tra ciò che farebbero gli uomini rispetto alle donne ma anche mettendo in luce un dato chiaro: i “boomer” sono risultati meno generosi dei giovani.

Alla domanda specifica, infatti, su quanti soldi della vincita donerebbero alla comunità sono stati i più giovani a sostenere maggiormente la causa rispetto alle persone di mezz’età che userebbero quei soldi per investimenti finanziari personali.

Più di una persona su cinque tra i 25 ei 54 anni (gruppo economicamente più attivo) non pensa di donare anche solo una parte della vincita di 5 milioni. Ma solo uno su 10 nel gruppo più giovane, dai 18 ai 24 anni ha dato questa risposta (la metà). In particolare queste si sono dimostrate le regioni più generose.

L’altra nota importante è che le persone più anziane non solo sono meno generose ma si fidano di meno delle persone che hanno intorno. I ragazzi, infatti, sono più propensi a donare anche a parenti e amici parte della vincita, probabilmente dimostrando un senso più ampio di comunità.

2. “Why America gives”, 2023

La ricerca “Why America Gives”, condotta da Classy2, ha permesso, nel 2022, di comprendere lo stato delle donazioni negli Stati Uniti in quell’anno. Quasi il 49% degli intervistati ha rivelato, fin da subito, di sentirsi pessimista riguardo all’economia ma il 90% ha pianificato comunque di donare più soldi rispetto al 2021 (con un ottimo 84% di nuove donazioni).

Soraya Alexander, presidente di Classy, sottolinea che, durante i periodi più incerti economicamente (come il 2021 e 2022 in piena emergenza Covid), la gente può aver ritardato le spese non necessarie ma l’evidenza dell’aumento delle donazioni nel paese nasce da tre fattori principali: causa più rilevante, aumento del bisogno di donare, aumento della passione del donatore. Questi tre fattori, in un periodo caotico e spaventoso come quello del Coronavirus, hanno dimostrato la loro importanza.

Lo studio divide, poi, i donatori in donatori tradizionali (Gen X e Baby Boomers) e donatori di prossima generazione (Gen Z e Millennials). I donatori tradizionali donano importi più elevati mentre i donatori più giovani sono più propensi a donare meno ma più spesso. Proprio la Generazione Z è considerata, dallo studio, quella più generosa, con il potenziale di crescita più elevato.

3. Ricerca Charity Commission, 2017

Secondo una ricerca condotta dalla Charity Commission nel 20173, i millennials si mostrano più generosi e consapevoli nel donare alle organizzazioni benefiche durante i periodi festivi. Il 50% dei giovani tra 18 e 24 anni sceglie, poi, consapevolmente quale ente meriti la propria donazione mentre, tra gli over 75, solo il 29% dona e si informa. Questo risultato sottolinea la generosità dei giovani ma anche l’intelligenza nel non donare a caso.

Helen Stephenson, CEO di Charity Commission, ha posto l’accento sulla facilità con cui i donatori possono accertarsi di donare a enti seri e ha elogiato l’atteggiamento responsabile della nuova generazione. Un altro dato interessante emerso dalla ricerca è che il 44% dei giovani tra 18 e 24 anni sarebbe disposto a rinunciare al proprio smartphone per raccogliere soldi per un ente benefico prescelto. Questi risultati evidenziano un cambiamento generazionale nella filantropia, con una visione improntata sull’indagine e sulla responsabilità. Tutte queste attenzioni sottolineano, infatti, un impegno tangibile da parte dei giovani a sostenere cause che ritengono importanti.

4. Studio “Giving: A new Landscape”, 2022

Lo studio “Giving: a new landscape”4, pubblicato da Barclays Corporate Banking e basato su una ricerca di mercato condotta da MaruMatchbox, ha evidenziato che i giovani tra i 18 e i 24 anni sono più propensi a donare in beneficenza rispetto a qualunque altra fascia d’età.

La ricerca ha coinvolto 2000 adulti e 75 dirigenti senior di organizzazioni benefiche con redditi annuali superiori a 4 milioni di sterline e ha dimostrato, in maniera molto pratica, che le donazioni digitali sono risultate leggermente più popolari con il 48% dei consumatori che ha donato attraverso canali digitali rispetto al 47% che ha preferito il contante.

Le donazioni tramite i siti web delle organizzazioni benefiche, oltretutto, sono aumentate del 78% dal 2017 mentre quelle tramite carte di debito o credito sono aumentate del 68%. Al contrario, le donazioni tramite assegno e telefono sono diminuite rispettivamente del 96% e del 63%.

Nazreen Visram, responsabile delle organizzazioni benefiche della Barclays Corporate Banking, ha sottolineato l’importanza dell’innovazione nei metodi di pagamento da parte delle organizzazioni benefiche considerando quanto l’incremento delle donazioni digitali e l’inclinazione della generazione più giovane a contribuire alle cause caritatevoli abbia migliorato, di parecchio, le donazioni in generale. L’adattamento alle esigenze digitali, infatti, rispecchia l’evoluzione della beneficenza legata al mondo tecnologico in cui viviamo.

5. Studio Psychology Today, 2021

Secondo lo studio di Psychology Today, i millennials, nonostante siano spesso considerati pigri, egoisti e pretenziosi, sono più consapevoli della salute mentale e hanno meno paura dello stigma legato alla depressione, raccontando ciò che accade con schiettezza ed esponendosi maggiormente. Questa generazione, inoltre, rappresenta la più grande percentuale di donatori settimanali a enti benefici, seguita dalla Generazione Z. Circa il 40% dei giovani tra i 16 e i 24 anni ritiene, infatti, importante donare a gruppi di sensibilizzazione sulla salute mentale, un pensiero condiviso solo dal 24% delle persone tra i 55 e i 64 anni.

Donare, comunque, non solo aiuta gli altri, ma apporta anche benefici a livello personale. La ricerca ha dimostrato, invero, che la sensazione di fare del bene stimola le aree di ricompensa del cervello, rilasciando dopamina e creando sentimenti positivi. Aiutare gli altri può ridurre, quindi, lo stress, migliorare il benessere emotivo e fisico, aumentare il senso di appartenenza e ridurre l’isolamento frenando i sentimenti più negativi.

6. Ricerca “A new era of Giving”, 2023

La ricerca “A new era of giving”5, che fa parte della serie di studi “The state of generosity”, ha esplorato le percezioni legate alla generosità tra le diverse generazioni, offrendo uno sguardo più attento alle differenze tra millennials e generazione Z. La maggioranza degli adulti negli Stati Uniti ritiene, come idea iniziale, che la generosità legata collettivamente alla società stia rimanendo costante. Solo una minoranza, senza contare la fascia d’età, crede che la società stia diventando più generosa. Questo significa che la paura del futuro, per coloro che sono più adulti, ferma l’economia legata alla filantropia, con donazioni che restano ferme, senza evoluzione verso un approccio più generoso.

I “boomer” sono considerati, infatti, i più cinici tra tutti, con oltre il 53% che ritiene che le generazioni più giovani siano meno generose delle generazioni più anziane. I giovani adulti, invece, sono più ottimisti, con il 35% della Gen Z e il 29% dei millennials che ritengono che i giovani siano più generosi degli anziani. Il dato interessante di questa ricerca è che i millennials e la Gen Z non si limitano a donare denaro ma prestano volontariamente il proprio tempo alle organizzazioni benefiche. Questo approccio, più fattivo e meno legato al solo invio di soldi, rappresenta in pieno, secondo lo studio, l’appoggio che le generazioni più giovani cercano di dare agli enti a cui sono interessati. Un aiuto concreto, quindi, non legato a quanti soldi si abbiano in banca ma a quanto si possa fare per migliorare, concretamente una situazione.

Evidenze da studi sul campo

Quello che si evince, tra studi e sondaggi degli ultimi anni, è rappresentativo di un cambio generazionale già evidente in altri campi e che, anche nel settore della beneficenza, ha i suoi tratti distintivi. Uomini e donne più anziani hanno, comunque, più disponibilità economica dei giovani e le loro donazioni tendono ad essere più generose nelle quantità ma sono più distratte. I giovani, invece, informandosi anche digitalmente sugli enti a cui donare, sono più consapevoli e tendono a sporcarsi le mani, facendo volontariato e rinunciando a beni non necessari per poter aiutare chi ne ha bisogno.

Discussione finale

Partiamo da un assunto: i giovani sono più spesso generosi delle generazioni più anziane. Questo nasce da due punti fondamentali: i giovani sanno come sporcarsi le mani, facendo volontariato negli enti a cui sono interessati, e sono più informati grazie a pc e smartphone. La donazione, quindi, tradizionale della persona più anziana e più ricca, è più generosa ma meno pensata, è solo un modo di scaricarsi la coscienza. I giovani, più consapevoli anche dei loro problemi di salute mentale, sono più aperti e disposti a capire le cause a cui si appassionano, controllando se gli enti sono seri e se le donazioni non rappresentino una truffa digitale. In più, essendo più ottimisti, sono più votati al futuro e hanno anche contezza di quanto una buona donazione possa fare del bene al proprio spirito, sprigionando endorfina e pensieri positivi.

References


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